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Sviluppi tecnici delle fotocamere e smartphone

1 Giugno 2018

A cura di Max Ferrero

Quando qualche giorno fa, attraverso una piccola intervista a dei diciottenni, ho compreso che tra i giovani, il social più gettonato è Instagram ho subito compreso alcuni punti banali ma sostanziali:

  • La velocità dei cambiamenti è ormai superiore alla comprensione delle trasformazioni stesse. Se si cerca di definire il perché di una determinata tendenza, si è già fuori dai parametri e si rischia di passare per vecchio.
  • L'immagine è più veloce che qualsiasi altro messaggio ed è quasi totalmente universale. Un sorriso è identificabile in tutto il mondo nello stesso modo, non c'è bisogno di saperlo esprimere con caratteri particolari o con parole sconosciute, basta uno scatto e via.
  • Siamo diventati tutti fotografi con buona pace dei professionisti (come me) che si vedono surclassati da tecnologie sempre più facili ed economiche. E' l'evoluzione, anche i dinosauri si sono estinti e pure i ciabattini sono sempre più difficili da trovare.

A parte le piccole polemiche trascritte con ironia, in tasca abbiamo realmente uno strumento fantastico per concretizzazione immagini. Magnifico per catturare momenti in ogni istante e in ogni luogo, sempre presente, utile anche per altre funzioni, a volte anche per telefonare, ma per un social specializzato in fotografia come Instagram, uno smartphone tradizionale, vecchio di un paio di anni e senza le ultime tendenze tecnologiche, può essere un ostacolo su cui infrangersi.

Per chi mi segue su questa rubrica, credo non sia una novità accorgersi che nei miei scritti non ci sia una disapprovazione cieca al modernismo fotografico, piuttosto una sottile critica all'ignoranza di base che la nostra società possiede sia sul linguaggio visuale sia sulle regole tecniche e scientifiche che costituiscono le basi della fotografia. Partiamo da un'affermazione che è facile sostenere e chiunque farebbe fatica a confutare: se i cellulari fossero realmente migliori delle macchine fotografiche, queste ultime sparirebbero dalla circolazione.

Non solo le fotocamere non stanno sparendo, ma tendono a diventare il desiderio di coloro che attraverso i cellulari hanno scoperto doti di creatività innate. Dato quest'assunto, possiamo fare un elenco di Pro e di Contro degli smartphone.

Pro:

  • Facilità d'uso - non c'è bisogno di nessun corso, quello che si vede sullo schermo è quello che si vedrà dopo lo scatto. Inquadra e scatta, un po' il vecchio sogno di tutti i produttori di macchine fotografiche partendo dallo storico George Eastman inventore del marchio Kodak.
  • Trasportabilità di utilizzo - è sempre disponibile non c'è bisogno di pianificare una sessione fotografica specifica, il cellulare c'è sempre nelle nostre tasche o in attesa di essere utilizzato nelle borse.
  • Piccolo e leggero - nessuno si lamenterà mai del peso di un cellulare, per le fotocamere, invece, spesso si scelgono e si acquistano quelle meno pesanti o ingombranti.
  • Condivisione immediata - la potenza dello smartphone è la sua flessibilità, capace di passare da una funzione all'altra senza soluzione di continuità. E' uno strumento di connessione alla rete che la macchina fotografica non può avere ed è giusto che non abbia.
smartphone

Contro:

  • Il sensore è piccolo - proprio per mantenere la sua maneggevolezza, deve sfruttare dispositivi potenti ma miniaturizzati. Avere tanti milioni di pixel su di un sensore molto piccolo, fornisce immagini meno definite e più rumorose rispetto a una fotocamera anche economica. Provate a stampare una foto piccola, anche solo delle dimensioni di un 12x18 cm. Da una fotocamera reflex economica l'immagine sarà ingrandita circa 7,6 volte, mentre per uno smartphone l'ampliamento dovrà raggiungere i 35 ingrandimenti (sensore da 1/3,2 pollici).
  • L'obiettivo è limitato - una delle caratteristiche ormai imprescindibili dei fotografi è l'utilizzo degli zoom. Essi sono degli obiettivi a focale variabile in grado di avvicinare o distanziare i soggetti che s'intendono catturare. Questo processo avviene otticamente, spostando fisicamente le lenti all'interno di un obiettivo, oppure digitalmente sfruttando l'immagine catturata da una parte più piccola del sensore. Nei cellulari si sfrutta il secondo fenomeno perché è troppo complicato costruire apparati ottici adeguati alle dimensioni minute dei telefonini. Ovviamente lo zoom digitale, sfruttando solo una porzione del sensore GIA' troppo piccolo, ridurrà ulteriormente la qualità finale della foto.
  • Bokeh quasi inesistente - il bokeh, nome derivato dal giapponese BOKE che significa confuso/indefinito, descrive la qualità dello sfocato dietro il soggetto posto in primo piano. La sfocatura è di solito considerata un errore, ma se sfruttata bene è in grado di risaltare il soggetto staccandolo dallo sfondo. La possibilità di scegliere quanto indistinto ci sia dietro al soggetto è determinata da una serie di parametri specifici, alcuni di essi non sono presenti e non possono essere integrati negli smartphone. Come risultato le foto dei cellulari saranno, comunemente tutte a fuoco e di bokeh se ne vedrà sempre pochissimo.
  • Qualità generale dell'immagine - a parte pochi modelli elitari, la maggioranza degli smartphone producono immagini qualitativamente basse sia per i motivi già descritti sia, in aggiunta, per l'uso di file che comprimono l'immagine con lo scopo di ridurne lo spazio di memoria usato sulle schede micro SD. Per non parlare poi dei software automatici di riduzione rumore digitale che abbassano anche la nitidezza generale dell'immagine.

Fino ad ora tutti questi problemi sono stati superati adottando monitor ad alta risoluzione e contrasto, una soluzione intelligente perché l'output (lo schermo del cellulare) riusciva a compensare perfettamente la scarsa qualità dell'input (obiettivo + sensore), soddisfacendo il desiderio di adeguata qualità visiva dell'utilizzatore. Ma i nuovi social chiedono di più, come si fa a spiccare il volo all'interno di una piattaforma in cui tutti postano se non si riesce in qualche modo a recuperare una sana e determinante qualità visiva delle foto proposte, ecco quindi nascere una nuova esigenza che si trasforma in tendenza: cellulari dalla doppia fotocamera in grado di rendere concreto ciò che prima non era possibile.

Giuro che anch'io, fotografo da una vita e insegnante da una vita e mezza, ho dovuto documentarmi. I produttori di cellulari hanno adottato nuove forme tecnologiche per sopperire alle mancanze software e alle impossibilità analogiche. Il metodo è semplice, mantenere una fotocamera che abbia le antiche funzioni di apparato di riproduzione e aggiungerne una seconda che vada a sopperire a tutte le lacune della prima. Ci vorrà ancora del tempo, forse anche molto tempo per raggiungere la qualità visiva delle macchine fotografiche ma è indubbio che le grandi aziende produttrici stiano investendo molto nel settore. Affronterò, in modo più specifico, le varie funzioni di un doppio obiettivo nel prossimo articolo ma voglio chiudere con un esempio semplice di come un doppio obiettivo e di un doppio file possano generare una foto migliore:

scatto tradizionale

Scatto realizzato con impostazioni tradizionali - New York, Rockfeller center


scatto bianco e nero

Dallo scatto precedente è generato un file in bianco e nero che...


scatto modificato

...mischiandolo attraverso procedura software alla foto originale crea un effetto di maggiore nitidezza, saturazione e impatto visivo. Non perdetevi la prossima puntata.

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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