La composizione fotografica nei moderni smartphone
2 Gennaio 2018
A cura di Max Ferrero
La composizione fotografica: le basi
Nella fotografia classica, quella che si esprime attraverso le classiche macchine fotografiche, i primi passi si affrontano commentando e chiarendo l'esposizione. L'esposizione è il controllo del flusso luminoso che, passando attraverso l'obiettivo, raggiunge il sensore e crea un'immagine. Il controllo della quantità di luce si ottiene modificando i valori di tre parametri fondamentali: la Sensibilità (cioè quanto rendiamo reattivo il nostro sensore ai raggi luminosi); la Velocità di otturazione (il periodo per cui il nostro sensore rimane attivo sotto i raggi luminosi); il Diaframma
(una fessura all'interno dell'obiettivo che si modifica come l'iride dell'occhio umano). Questi tre elementi sono denominati con il termine "Triangolo dell'esposizione".
Se tutti e tre gli elementi hanno in comune la capacità di regolare la luce che andrà a colpire la superficie sensibile, ognuno di loro ha una caratteristica peculiare capace di modificare altri fattori non strettamente legati alla quantità di energia luminosa catturata. La regolazione della sensibilità (attraverso gli ISO)
ci consentirà di scattare in ambienti poco luminosi sacrificando un po' di nitidezza. I Tempi di otturazione controlleranno i movimenti del soggetto bloccandoli o muovendoli all'interno di un singolo scatto. I Diaframmi
consentiranno di modificare l'area di messa a fuoco tra il soggetto principale e lo sfondo utilizzato.
Tre elementi fondamentali nella fotografia tradizionale, capaci di trasformare totalmente gli scatti effettuati secondo i parametri scelti,
poco sfruttabili dagli apparati smartphone che fanno della semplicità e non della flessibilità, la loro arma migliore.
Mi vedo costretto, quindi, a ribaltare l'ordine delle lezioni fotografiche.
Sull'esposizione e sulle incredibili possibilità creative dal suo controllo ne parleremo in seguito.
Per gli utenti di "telefonia fotografica", che molto probabilmente non potranno controllare nulla di questi tre parametri illustrati,
il metodo più onesto per migliorare gli scatti non parte da un approccio tecnico che può essere eseguito solo parzialmente e con molta fatica,
il vero criterio non può che iniziare con consigli sulla distribuzione degli oggetti nel campo visivo e di scatto... in poche parole: la composizione fotografica.
Il senso di una foto
Partiamo dalla base, potrei sembrare pedante o troppo basilare ma il primo approccio di uno scatto è la scelta del senso: orizzontale o verticale possono determinare immediatamente il consenso o il rifiuto della visione di uno scatto. La regola base è semplicissima: seguire sempre la direzione principale del soggetto.
Se il soggetto è una persona in posizione eretta, il senso migliore da utilizzare è il verticale, se una persona è coricata, viceversa, la direzione da scegliere per il nostro cellulare è quella orizzontale. Tutto molto semplice e intuitivo, nonostante ciò un paio di errori compositivi sono sempre pronti a tenderci l'agguato:
- Lo smartphone non ha un'ergonomia (lo studio della funzionalità di come s'impugna la macchina digitale) studiata per essere comoda allo scatto, per tale motivo si scattano molte foto verticali che permettono l'utilizzo di una sola mano a discapito dell'orizzontale che ne richiederebbe due per scattare in modo corretto.
- Spesso ci si concentra solo su di un soggetto mentre di frequente anche lo sfondo, oppure oggetti che rientrano nell'inquadratura, pur non assurgendo al rango di soggetto, prendono un'importanza decisiva nella realizzazione di scatti emotivamente coinvolgenti.
Superare il primo errore è una questione immediata, basta ricordarsi che una bella foto ha bisogno di applicazione e l'impegno è un termine opposto alla comodità. Sforzatevi di sfruttare il senso giusto per il soggetto ripreso, se ciò vi richiede il senso orizzontale, basterà utilizzare un arto in più e il risultato sarà il giusto premio per un minimo di dedizione.
Superare il secondo scoglio prevede un allenamento visivo, comprendere che un'immagine non è fatta solo da ciò che l'occhio vede al primo impatto, ma da tutto ciò che comparirà nella fotografia e che un osservatore vedrà molto più chiaramente di quanto abbiamo fatto noi dal monitor.
Più di tante parole possono funzionare alcune immagini d'esempio
La foto in esame è stata scattata a Varanasi: la città sacra degli induisti. Da una posizione sopraelevata, ero provvisto di una visuale perpendicolare sui seguaci della religione che si apprestavano al bagno sacro nelle acque del fiume Gange. Il fedele chinato non proponeva una regola per la scelta del senso verticale o quello orizzontale.
La sua ombra e il contenitore per le abluzioni hanno determinato la scelta dell'orizzontale come composizione finale. La seconda ciotola, piccola e poco visibile, contribuisce a dare significato allo spazio che sovrasta il soggetto. Ogni elemento contribuisce a descrivere meglio l'intera azione fotografata. Chi osserva capisce istantaneamente che si trova dinanzi a un'immagine dal racconto più approfondito rispetto a ciò che si comprende da un'osservazione veloce e superficiale. Ma il gioco non finisce qui.
La realtà era molto più complessa e articolata rispetto alla prima visione proposta.
Il soggetto (uomo chinato) ha un antagonista di pari importanza, chinato anch'esso ma verso il fiume con un panno in mano per procedere a un suo lavaggio sommario. La schiena scheletrica è sicuramente un elemento catalizzante, ben superiore all'ombra del primo soggetto: di conseguenza la composizione ottimale è quella verticale che non esclude nessun elemento precedente, ma ne introduce uno ulteriore.
Includere o escludere gli elementi sono l'essenza dell'arte della distribuzione, quella che comunemente si chiama composizione. Essa è la sintesi tra l'osservazione della realtà e la cattura finale.
Rispetto al primo scatto proposto il racconto è più completo, compare il fiume sacro e s'intravede una scena di vita quotidiana. Ovviamente l'aumento dei soggetti comporta anche una maggiore concentrazione del fotografo per rendersi conto che la descrizione di una vasta realtà non dovrebbe concentrarsi troppo su singoli elementi ma cercare anche i collegamenti agli elementi adiacenti.
Questa è la reale immagine scattata in quell'istante di vita accanto al fiume Gange. Un complesso intrico di elementi, soggetti e complementi oggetto.
Lo scatto finale è più completo perché le due figure umane, non inquadrate negli scatti precedenti, completano il racconto della vita sulle sponde del fiume nella città sacra indiana. La scena visualizzata con questa modalità offre una scelta obbligata per la direzione orizzontale.
Da qualsiasi punto parta l'analisi di un osservatore, tutti gli elementi saranno individuati, identificati e collocati nella giusta connotazione. Con questo scatto basterà una piccola didascalia "fedeli in riva al Gange tra le vie della città di Varanasi" e il racconto sarà completo ed esaustivo. Ogni osservatore avrà la facoltà di soffermarsi sul soggetto che lo incuriosirà di più per poi passare al successivo e non stufarsi dell'osservazione dopo pochi istanti. Ciò che vi ho dimostrato è uno dei metodi più profondi per rendere maggiormente interessanti degli scatti: allenare l'occhio all'osservazione, non soffermarsi su di un unico soggetto ma indagare e controllare tutto quello che l'obiettivo è in grado di catturare. Pur essendo una regola basilare,
non sarà di facile applicazione perché il nostro cervello ha la capacità d'isolare solo quello che gli interessa rendendo tutto il resto invisibile, cosa che purtroppo non avverrà in un secondo momento quando, davanti all'osservazione attenta di uno scatto immobile, si noteranno le macchine parcheggiate,
le cartacce e i rifiuti abbandonati al suolo o un sacco di altre cose che dovranno essere in qualche modo eliminati o attenuati attraverso la fase di ritocco che vedremo più avanti negli articoli del nostro corso.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".