La macchina a foro stenopeico
29 Novembre 2019
A cura di Max Ferrero
Prima della fotografia, nacque la macchina fotografica. Si hanno notizie dell'utilizzo della “camera obscura” da parte del Canaletto per riprodurre le precise
prospettive di base utili alla realizzazione dei suoi quadri. La “fotocamera” utilizzata era una scatola con un piccolo foro o con una lente, in grado di riprodurre un'immagine
sul lato opposto all'obiettivo grazie ad un fenomeno ottico chiamato rifrazione. La conoscenza del fenomeno risale a molti secoli prima. Già lo scienziato arabo
Alhazen, intorno all'anno mille, aveva parlato della sua esistenza e dei suoi effetti. Considerato l'iniziatore dell'ottica moderna, i suoi studi furono ispirati,
probabilmente, da alcune osservazioni di Aristotele. Lo stesso Leonardo da Vinci fece esperimenti sul fenomeno ma le caratteristiche riproduttive del prodigio non furono
utilizzabili appieno finché nell’800 si scoprirono i primi supporti fotosensibili in grado di fissare l’immagine a un supporto.
Da allora la fotografia ha fatto passi da gigante. Migliorarono le pellicole rendendole più sensibili e precise; al posto di un foro stenopeico vennero calcolati e prodotti
degli obiettivi in grado di convogliare maggiore luce e superiore nitidezza sul piano pellicola e la corsa ai miglioramenti non s’è mai arrestata, fino a giungere ai giorni
nostri in cui piccole scatoline che telefonano (anche) si sono trasformate in fotocamere ad alta risoluzione capaci d’imprimere ogni cosa su di un sensore digitale dalla
capienza smisurata.
Il foro stenopeico ha sempre avuto un suo fascino particolare, difficile pensare che da un semplice buco sia possibile ottenere delle immagini. Sfruttando
la potenza e l’immediatezza delle fotocamere digitali è possibile ottenere dei risultati moderni che non perdono nulla dell’antico sapore e della sua spettacolare magia.
Come fare a realizzare un apparecchio a foro stenopeico con le moderne attrezzature? Ecco a voi un piccolissimo progetto di facile realizzazione per tutti quelli che avranno voglia
di provare.
Il passo più semplice in assoluto è quello di comperare l’aggiuntivo ottico direttamente in un negozio oppure online. Con una quarantina di euro ci portiamo a casa un simpatico
oggettino in grado di stupirci e magari in grado d’ispirare qualche progetto creativo; oppure, e lo consigliamo vivamente, seguite passo a passo le istruzioni che vi stiamo per
elencare. Costruirete un foro stenopeico personale, magari molto meno performante e pieno di aberrazioni ottiche, ma unico.
Trovate un tappo del vostro corpo macchina che non vi serve più. Non sarà distrutto, ma modificato, pertanto cercate di averne uno alternativo a quello da usare per proteggere il
sensore della macchina. Praticheremo su di esso il foro necessario al nostro esperimento.
Attraverso uno spillo arroventato sulla fiamma di un fornello o di un accendino (possibilmente con una capocchia di plastica per proteggervi le dita) realizziamo il buco.
Cercate di effettuare un foro al centro del tappo. Più il foro sarà piccolo più saremo in grado di ottenere immagini nitide.
Applicando alla fotocamera il nostro tappo siamo ora in grado di ottenere già le prime immagini. Rimarrete delusi nel constatare che nel mirino si vedrà poco o niente.
Bisognerà imparare a scattare con tempi lunghi, ISO molto elevati e, soprattutto, mirando casualmente senza poter inquadrare nel mirino ottico. Per vedere nel mirino dovrete
procurarvi un panno spesso e nero per coprirvi il capo e anche la macchina fotografica (avete presente i vecchi disegni e caricature di fotografi dell’800?). Solo in questo modo
diventeranno visibili delle flebili immagini che potranno aiutare nella scelta della composizione. Usate pure il sistema espositivo automatico (priorità di diaframmi)
ma siate pronti ad effettuare compensazioni di esposizione drastiche perché il sistema di misurazione sbaglierà molto spesso. Forse scattare in modalità manuale è la
migliore opzione disponibile.
Per ultimo, consiglio l’applicazione di un filtro Skylight o anti UV per impedire alla polvere di entrare dal foro realizzato e di sporcare il sensore.
Ricordate che le particelle di pulviscolo sul sensore sono maggiormente visibili quando si utilizzano diaframmi ridotti e il nostro buchino corrisponde
(in linea di massima a un F/90). Bastano quattro punti di colla attaccatutto e poi lo salderemo sul tappo forato che abbiamo costruito in precedenza.
Dopo un paio d’ore (la colla si deve asciugare) la macchina è pronta per regalarci una giornata di magia. Ci metterete un po’ ad ottenere dei risultati utili.
Ma 5 minuti di bricolage valgono la pena. Ed ecco come si presenta la mia ammiraglia fotografica.
Ecco alcuni esempi realizzati con l’obiettivo appena costruito al costo di pochi centesimi di euro:
Scatto realizzato con 3,2 secondi a mano libera; 3200 ISO
Stesso scatto del precedente ridotto a due sole tonalità di colore (duotono)
Scatto realizzato a 1/13” con 3200 ISO
Se non è ancora chiaro ciò che potrete ottenere dalla tecnica del foro stenopeico saranno immagini:
- Dalla bassa incisività e con generale mancanza di dettaglio.
- Ci saranno vistose cadute di luce ai bordi dell’immagine.
- Riflessi anomali possono apparire ovunque, soprattutto se avete deciso di proteggere il foro con un filtro.
- Diffusa mancanza di dettaglio.
Consiglio questa tecnica per ottenere immagini retrò, va bene anche per ritratti e paesaggi, è ottima accoppiata all’utilizzo del duotono, del bianco e nero o del seppia.
Link utili:
per saperne un po’ di più della storia della fotografia
http://www.fotozona.it/lezioni/la-nascita-della-macchina-fotografica
Per calcolare diametri e lunghezze focali (inglese)
http://www.mrpinhole.com/calcpinh.php
Per approfondire l’argomento (inglese) e avere un progetto di costruzione più articolato rispetto al mio
http://anttila.ca/michael/pinholelens/
Consiglio sul miglior libro disponibile sull’argomento in lingua italiana
Fotografia stenopeica di Enrico Maddalena – I manuali FIAF
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".