Le prime fasi della postproduzione
26 Aprile 2021
A cura di Max Ferrero
Io ho sempre asserito che il digitale è stato un passaggio e non una vera rivoluzione. La differenza, ai tempi dell’analogico, la faceva chi si portava i negativi in camera oscura e seguiva passo a passo tutte le fasi di stampa. Ancora adesso, chi dedica un po’ di tempo alla postproduzione ottiene, puntualmente, risultati migliori di chi si affida solo alla macchina fotografica, per quanto buona e progredita sia. I passaggi creativi attraverso i programmi di postproduzione (noi parleremo sempre e solo di Photoshop, il re dei software di fotoritocco) possono essere infiniti e anche complicati. Per il momento elencheremo solo i passaggi fondamentali, quelli che dovrebbero essere SEMPRE applicati e/o controllati a tutte le immagini che produciamo. Non esiste macchina fotografica in grado di restituirci toni e contrasti equilibrati in qualsiasi situazione, non esistono Picture Style (stili impostabili che determinano alcune caratteristiche qualitative della nostra fotocamera) in grado di riconoscere e riprodurre i nostri gusti in fatto di toni e colori. Siamo noi a dover intervenire sulla materia grezza che ci prepara la macchina fotografica durante lo scatto.
Le prime fasi della Postproduzione
La prima fase è sempre determinata dalla ripresa, un fotografo che tenta di ottenere il meglio possibile a livello di esposizione dovrà faticare meno tramite il fotoritocco. Occhio quindi a cercare sempre il massimo che la contingenza permette. Non entrate mai nella filosofia del “tanto poi aggiusto con Photoshop”, non funziona e vi farà perdere tantissimo tempo.
La seconda fase, forse la più importante, è riconoscere immediatamente tutti gli errori che incorrono nel nostro file. Solo l’esperienza potrà aiutarvi, nel frattempo cerchiamo di fare un esercizio con un esempio. Per la maggior parte degli amatori una foto come questa potrebbe presentarsi come risultato acquisito, già sufficiente per esserne soddisfatti, e invece no. Se osservate l’immagine successiva, facendo un semplice paragone, si potrà notare che è possibile ottenere di più. Quali modifiche sono state eseguite?
- E’ stato aggiunto un filtro denominato Maschera di contrasto (filtri/contrasto/maschera di contrasto) per aumentare la sensazione di nitidezza. (si fa sempre)
- Attraverso il comando livelli (immagine/regolazione/livelli) si è cercato di recuperare i toni un po’ spenti dovuti a una leggera sottoesposizione e a una situazione atmosferica “spenta” che aveva smorzato i contrasti. (si fa sempre)
- Si sono corretti i toni, sempre con il comando livelli, utilizzando il contagocce (vedi box), e correggendo una leggera dominante magenta presente su tutta l’immagine.
- E’ stata fatta una modifica all’inquadratura tagliando il tronco dell’albero alla sinistra.
- Abbiamo pulito qualche macchia di polvere presente e visibile soprattutto nei cieli tramite lo strumento pennello correttivo al volo.
- Per ultimo abbiamo ancora scurito leggermente il cielo con lo strumento brucia.
La tipologia e l’ordine degli interventi potrebbero cambiare da foto a foto. Alcuni difetti potrebbero presentarsi dopo una determinata fase di ritocco e quindi renderanno necessari altri interventi correttivi. Un esempio evidente è il caso delle macchiette di polvere sul sensore delle macchine reflex. Potrebbero rendersi visibili solo dopo gli interventi di aumento contrasto o oscuramento di alcuni toni.
Il comando Livelli, pur non essendo il mio preferito, è quello che consiglio a chi inizia nell’arte del fotoritocco per la correzione delle esposizioni e dei contrasti.
L’istogramma che abbiamo cerchiato è la rappresentazione grafica dell’esposizione e ci indica se la nostra foto è sottoesposta (le barre nere sono tutte spostate e decentrate verso il bordo sinistro) oppure sovraesposta (le barre sono spostate a destra). Nel caso che mettiamo come esempio, l’istogramma si dimostra bilanciato ed equilibrato con i toni distribuiti su tutta la gamma disponibile (in effetti, si tratta della foto già corretta).
I contagocce (di cui noi indichiamo quello che è stato utilizzato) sono degli strumenti utili perché se selezionati e posti nei punti giusti dell’immagine possono pulirci automaticamente la foto da ogni tipo di dominante. Nel caso di questa foto volevo eliminare la presenza della dominante magenta, ho selezionato il contagocce bianco e l’ho messo su un punto dell’immagine che io volevo bianco. Facendo click il mio desiderio s’è avverato in un istante. Il gioco non funziona sempre, se disponiamo il contagocce nel punto sbagliato a dominante sostituiremo dominante. Bisogna provare tanto e non crederlo miracoloso sempre. Il contagocce nero serve per imporre il nero puro e quello grigio per i toni intermedi (utilissimo ma complicato da utilizzare per il momento).
Quest’articolo è una premessa. Da qui alla fine del discorso sugli interventi di postproduzione potrebbero servire centinaia di pagine fitte di parole e spiegazioni. L’importante al momento è convincervi che un po’ di fatica davanti al computer (come una volta era in camera oscura davanti ad ingranditori e a bacinelle piene di reagenti) è necessaria. Trovare gli errori che contagiano un’immagine è già un grande esercizio mentale che ha il doppio scopo di farci osservare e in seguito pensare a quali soluzioni si devono adottare.
Concludiamo pubblicando l’immagine originale della foto d’apertura, rilevando come quindici minuti d’impegno possano recuperare una foto e una situazione luminosa quasi disperata. In questo caso però non sono bastati i passaggi che abbiamo elencato. Il fotoritocco è un mondo nuovo dove tutto può accadere.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".